La fibrillazione atriale è una patologia cardiaca e si verifica quando l’attività atriale è irregolare e disorganizzata, e le contrazioni si susseguono a ritmo più elevato della norma (il cuore fibrilla appunto). Alla base di questa anomalia vi è un difetto elettrico del cuore che porta gli atri in un “cortocircuito”. Gli impulsi elettrici anomali possono raggiungere la frequenza di 300 battiti al minuto e nella stragrande maggioranza dei casi provengono da cellule cardiache poste nelle vene polmonari. Questo è molto vero nel caso della fibrillazione atriale parossistica. Nella normalità, il segnale elettrico origina nel nodo-seno-atriale posto nell’atrio destro: da qui il segnale raggiunge l’atrio sinistro, gli atri si contraggono, l’impulso passa attraverso il nodo atrioventricolare (una sorta di diga fra gli altri e i ventricoli) e l’impulso elettrico passa poi ai ventricoli. Questi si contraggono a loro volta e pompano il sangue al resto dell’organismo. Quello che succede nei pazienti con fibrillazione atriale, è che la contrazione della parte superiore del cuore (gli atri) è aritmica, molto veloce, e non è sincronizzata con quella della parte inferiore (i ventricoli).
I pazienti con fibrillazione atriale avvertono in genere una sensazione di battito irregolare, spesso accelerato (cardiopalmo aritmico); possono inoltre aversi mancanza di fiato (dispnea) e una sensazione di debolezza. I sintomi possono avere carattere episodico o presentarsi con maggior frequenza durante uno sforzo fisico. Tuttavia in alcuni casi, non così rari, la fibrillazione atriale è asintomatica. Questi casi sono molto delicati perché il paziente non avverte segnali di allarme, l’eventuale trattamento viene ritardato e il cuore può andare incontro a una riduzione della propria capacità funzionale, oltre ad aumentare il rischio di fenomeni embolici periferici.